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Crimine e psicologia per le teorie psicoanalitiche.

Totem e Tabù per Freud: origine del crimine.

La criminologia psicoanalitica afferma a partire da Freud (leggi per approfondire) che nell’uomo il male sia “ab origine” e inserito nell’inconscio (Considerazioni attuali sulla guerra e sulla morte 1915).

In “Totem e tabù” Freud descrive il delitto originario e l’individua nell’incesto e nel parricidio. Scrive Freud: “A suo tempo, i figli – rivoluzionando – uccisero il genitore d’orda, consumarono la sua carne durante un pasto cannibalesco e desiderarono il rapporto sessuale con la madre”. Contro il delitto originario, il tabù costituisce il più antico codice morale.

La teoria dell’orda primordiale da Darwin a Freud

Freud accoglie le ipotesi di Darwin ( 1874 ) sull’esistenza dell’orda primordiale, secondo la quale, in tempi antichissimi, esisteva un tipo di organizzazione sociale, denominata, appunto, “Orda primordiale”. In essa  gli esseri umani vivevano in piccoli gruppi, sui quali dominava un uomo forte, violento e geloso che si appropriava di tutte le donne. Con queste donne il despota giaceva e procreava, tenendole lontane dai propri figli e dagli altri giovani maschi, che evirava nel caso minacciassero la sua dominanza, provocando così in loro un grave trauma.

Freud ipotizzò che il ripetersi di avvenimenti traumatici, lungo il cammino evolutivo dell’essere umano, lasciasse nell’individuo una traccia mnestica in cui l’avvenimento originario, realmente accaduto e rimosso, fosse sostituito da rappresentazioni e fantasie inconsce (Psicologia delle masse e analisi dell’io 1921 – L’uomo Mosè e la religione monoteistica, 1934-38).

 Società primordiali basate sul totemismo

Agli albori della civiltà in ogni continente il sistema dell’ organizzazione sociale era strutturato sul totemismo. Un totem è una categoria di oggetti materiali verso i quali il selvaggio testimonia un rispetto superstizioso. Il selvaggio è convinto che esista tra la propria persona ed il totem un rapporto profondo ed esclusivo.

Si possono distinguere almeno tre tipi di totem:

  • 1) il totem del clan, che appartiene a un intero clan e si trasmette ereditariamente da una generazione all’altra
  • 2) il totem del sesso, che appartiene a tutti i maschi o a tutte le femmine dì una tribù, con esclusione in entrambi i casi dell’altro sesso
  • 3) il totem individuale, che appartiene a una singola persona e non si trasmette ai suoi discendenti

Come nasce il crimine in psicologia secondo la teoria psicoanalitica di Freud.

Il clan si aspetta dal suo totem protezione e attenzione. I membri di un clan totemico si percepiscono come fratelli e sorelle (anche se biologicamente possono anche non esserlo), in dovere di aiutarsi reciprocamente e di proteggersi a vicenda. I totem in origine erano animali ed erano considerati gli antenati delle singole tribù. Il totem si ereditava soltanto per linea materna. Era proibito uccidere il totem.

L’animale totemico è il padre; i due comandamenti fondamentali del totemismo, le due prescrizioni tabù che ne costituiscono il nucleo centrale , che sono non uccidere il totem e non aver rapporti sessuali con una donna appartenente allo stesso totem, coincidono con i due delitti di Edipo, che uccise il padre e prese in moglie la madre, e con i due desideri primordiali del bambino, la cui insufficiente rimozione o il cui ridestarsi formano il nucleo universale di tutte le psiconevrosi. Ma questa è anche l’origine del delitto e dell’atto criminoso.

Al primordiale Es maligno si oppone, dopo il declino del complesso edipico, il Super–Io. Freud afferma che in questo modo la coscienza stessa è una progettazione di una reazione in risposta al male, che è sentito nell’Es e che il risveglio della coscienza dalla consapevolezza della propria colpa e dal pentimento, portano la cultura all’umanità. In noi , quindi, abbiamo non soltanto il delinquente, ma anche il giudice interno pertanto ognuno è responsabile del suo inconscio , come ho già detto.

L’Educazione dell’uomo potenzialmente criminale

Gli psicanalisti Stekel, Staube e Alexander , accogliendo l’ipotesi freudiana secondo cui l’uomo è “universalmente criminale” , un “maligno congenito”, mettono in evidenza l’aspetto sociale attraverso l’educazione. L’educazione, nel senso del “principio di realtà”, è un adattamento sociale, ma l’uomo rimane comunque un “delinquente potenziale”, in quanto ha in comune con il “delinquente vero” l’indole a tendenze aggressive criminali, d’impulsività. Il male viene rimosso nell’”inconscio” ma esso spinge continuamente verso le porte del “conscio”, presentandosi sotto forma di desideri criminali consci ed inconsci, di fantasie diurne o di creazioni poetiche.

Il crimine come espiazione di una colpa ed attesa della punizione

In situazioni particolari , disinibizioni psichiatriche, panico, questa dinamica negativa fa saltare la resistenza e si manifesta in azioni reali concretizzandosi nell’atto delinquenziale. Il senso di colpa fungerebbe da stimolo ad un bisogno di penalizzazione che spinge ad azioni criminali così che il delitto reale e la seguente penalizzazione liberano l’Io dal senso di colpa troppo potente. Si commetterebbe, cioè, il crimine per un bisogno inconscio di espiare la colpa, in quanto paragonato al delitto originale, il reato reale risulta inconsciamente un sollievo proprio perché c’è la speranza della punizione.

Criminologia dinamica e la visione del crimine come allontanamento delirante dalla realtà

Attualmente la “Criminologia dinamica”, creata dallo psichiatra Gunter Ammon, si propone di studiare gli eventi psichici all’origine dell’ acting out o “passaggio all’atto” come risultato di funzioni umane disturbate e ritiene che alla base delle azioni criminose vi sia un deficit narcisistico in chi le compie.

In una concreta situazione conflittuale è possibile che emergano dall’inconscio i desideri provenienti dall’Es. L’Io indebolito non è in grado di distinguere gli aspetti reali da quelli fantasmatici. Infatti, per questo, anche le psicosi sono considerate tali proprio perché rappresentano un allontanamento dalla realtà ed una conseguente delirante di essa.

Ad esempio nella formulazione di una diagnosi di “personalità antisociale” troviamo, quale elemento determinante, la totale assenza di rimorso. In termini psicoanalitici ortodossi ciò sta a significare totale assenza del Super–Io. Traducendo questo aspetto della patologia in termini più vicini al linguaggio della psicoanalisi attuale, si può senz’altro sostenere che l’eziologia si basa su una mancata riuscita positiva, sana, delle “relazioni oggettuali”.

Il soggetto, che nella primissima infanzia non ha introiettato un modello relazionale corretto, corre un altissimo rischio di non essere poi in grado di mettere in atto meccanismi di difesa secondari, evoluti, facendo al contrario un uso massiccio di quelli primari, quali scissione e proiezione. Questo utilizzo di meccanismi di difesa arcaici è comune anche ad altre personalità potenzialmente delinquenziali: ad esempio il borderline, che si distingue dalla personalità antisociale per la presenza di una forte componente di angoscia, un marcato senso di vuoto e una serie di sintomi nevrotici; diversamente dall’antisociale, nel bordeline si avverte la presenza di un Io, sia pure estremamente debole. Il reato in questi casi ricopre il deficit narcisistico: tramite l’azione il soggetto viene salvato da paure di solitudine e di distruzione.

Conclusioni: quando prevale il nostro lato oscuro

Possiamo concludere questa relazione riaffermando che le persone non sono né buone nè cattive. Sono l’una e l’altra cosa insieme e il prevalere di una parte a scapito dell’altra dipende da numerosi fattori psicologici, sociali e occasionali che rendono il comportamento umano altamente imprevedibile.

Tutti noi abbiamo, quindi, un lato oscuro, all’interno della personalità, che ci espone al rischio di condotte criminali ed antisociali. La spinta più forte, affinché questo lato oscuro venga fuori, è l’ inadeguatezza personale, come il sentirsi carenti in qualcosa. E’ la persecuzione che è in noi che produce il bisogno di un comportamento compensatorio e risarcitorio, per cui quanto più ho subito e sono inadeguato tanto più devo riprendermi e attaccare le altre persone.

Le personalità criminali secondo il DSM 5

Nella clinica criminologica distinguiamo :le personalità psicopatiche e il Disturbo Antisociale di Personalità (secondo il DSM 5).

Le personalità psicopatiche

Nella prima categoria ci sono quelle persone che inglobano nel loro stile di vita delle risposte abnormi molto spropositate agli eventi ed ai normali stimoli del quotidiano. Sono persone egocentriche, prive di sensi di colpa e di rimorsi, che vivono sfruttando le situazioni favorevoli che gli capitano, senza per questo soffrire o mostrare alcuna psicopatologia, molto fredde e razionali. Possono commettere improvvisamente reati come le ingiurie, la diffamazione, l’oltraggio, le percosse e possono arrecare lesioni personali agli altri, fino all’omicidio.

Si tratta personalità con tratti vittimistici ed idee persecutorie; sono persone rassegnate ad essere dei perdenti, con inaccettate incapacità, marcate timidezze ed inettitudini. Sono convinte di fare continuamente delle brutte figure, di essere delle persone ridicole e criticabili, e per questo sono reattivi, polemici e rivendicativi. Anche se il loro stile di vita è classificabile come abnorme non arriva a configurare un vizio di mente penalmente rilevante: difforme non vuol dire malattia.

Le personalità con disturbo antisociale

Nella seconda categoria rientrano le persone che fin dall’adolescenza appaiono ribelli, aggressive, impulsive e bugiarde; compiono atti criminali senza provare rimorso o sensi di colpa; causano sofferenza alle persone che stanno loro vicine, non sentendo la responsabilità verso i propri familiari; presentano instabilità e discontinuità nel comportamento , per esempio non hanno il senso di responsabilità verso il lavoro; frequentemente abusano di sostanze stupefacenti; chiedono continuamente novità e situazioni stimolanti; presentano frequente inosservanza e violazione dei diritti altrui, utilizzando :

  • condotte suscettibili di arresto
  • atti disonesti (menzogne, truffe)
  • facile aggressività e scontri fisici
  • guida spericolata
  • irresponsabilità e mancanza di rimorso

E’ in queste categorie di persone più che in chiunque altro si struttura la personalità criminale.

A cura della Dott.ssa Floriana De Michele

Psicoterapeuta , Psicologa, Criminologa

Se hai trovato interessante questo articolo, puoi leggere anche: Giustizia e Psicologia.

BIBLIOGRAFIA.

ALICE MILLER : “L’infanzia rimossa” , “La persecuzione del bambino: le radici della violenza”, “La fiducia tradita”, “La chiave accantonata”.

Sigmund Freud, L’uomo Mosè e la religione monoteistica: tre saggi, 1934-38, Opere, Vol. 11, Boringhieri, Torino, 1975. ““Totem e Tabù” (1912-13), “Psicologia delle masse ed analisi dell’Io” (1921)

Congresso internazionale “Al di là del senso di colpa?”, Parma, dicembre 1989, Thomas Hessel, psicoanalista e criminologo, asserisce che nell’uomo il male sia ab origine e inserito nell’inconscio .

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