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ricerca empirica oncologia

Ricerca empirica sul malato oncologico

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  1. De Michele, E. Caserta, F. Calonico, P. Bruni1, R. Gorio

Servizio di Psicologia;1Reparto Lancisi, Ospedale S. Camillo, Roma

INTRODUZIONE

In una qualsiasi situazione di ospedalizzazione il malato vive una esperienza depersonalizzante: sottratto alla sua sfera privata, lo si interpella in modo elementare come si parla ad un soggetto non intel­ligente, quasi che la sua malattia appartenesse più all’ospedale che a lui stesso. Ciò è particolarmente vero per il paziente oncologico, che esce da una complessa realtà esterna ed entra in una dimensione nella quale si immobilizza in attesa di evvenimenti. Tale situazione suscita una attivazione emozionale negativa che può influire sulla reattività e sulla resistenza dell’organismo alla malattia (1-8).

Il personale sanitario, d’altra parte, può esperire sentimenti di fallimento personale, di perdita di fiducia in se stesso, di rabbia di fronte all’elevata possibilità di esiti sfavorevoli.

Da queste premesse si è ipotizzato che:

  • il paziente oncologico ospedalizzato manifesti bisogni prima di tutto umani e che l’esigenza di stabilire rapporti sociali positivi sia rivolta, soprattutto, verso i medici e gli infermieri, poiché è soltanto a loro che riconosce la competenza della cura;
  • il personale metta in atto comportamenti di quasi estraneità derivanti da uno stato di frustrazione professionale che può provocare sensi di colpa e depressione.

In sintesi gli obiettivi della ricerca sono:

  • Verificare l’esistenza di bisogni umani dei pazienti neopla­stici ospedalizzati analizzando:
  • consapevolezza del tipo di malattia;
  • punto di vista dei pazienti sull’atteggiamento del personale riguardo alla persona del malato;
  • emozioni che il paziente può provare in qualsiasi momento della giornata ospedaliera.
  • Rilevare l’atteggiamento del personale nei confronti della sua esperienza professionale e delle relazioni sociali nelle quali è coinvolto, attraverso l’analisi delle: a) opinioni che il personale ha sulle varie « figure »; b) opinioni che il personale ha sul rapporto che stabilisce con i ricoverati; c) emozioni che la situazione lavorativa provoca, in qualsiasi momento della giornata, nel personale ospedaliero.

MATERIALI E METODI

L’indagine è stata condotta nel Reparto di Radiologia Medica del­l’Ospedale San Camillo in Roma. Sono stati utilizzati due questionari elaborati dalla Dr.ssa Floriana De Michele dopo un periodo di osser­vazione nel Reparto. Il primo questionario comprende 50 items, di cui 45 prevedono risposte chiuse e 5 risposte aperte, ed è stato sommi­nistrato individualmente dagli psicologi. Precedentemente è stato effet­tuato il pre-testing al fine di controllarne l’adattabilità..

Sono stati intervistati 52 pazienti scelti tenendo conto dell’età (dai 18 anni in poi), del numero dei giorni di degenza (dai 5 gg in poi, perché avessero il tempo di ambientarsi, e 5 gg prima della dimis­sione, perché ciò sembrava renderli euforici tanto da rispondere solo positivamente agli items) e della disponibilità a collaborare.

Il secondo questionario comprende 57 items, di cui 54 prevedono risposte chiuse e 3 risposte aperte, ed è stato dato a 28 sanitari con la libertà di riempirlo nel tempo libero, manifestando la completa disponibilità per qualsiasi problema che potesse sorgere durante la fase di compilazione. Di essi hanno collaborato 4 medici, la caposala, 15 infermieri (professionali e non), 4 ausiliari. Con diverse motivazioni hanno rifiutato: 1 medico, 2 infermieri, 1 ausiliario.

L’elaborazione computerizzata dei dati è stata effettuata dal Ser­vizio di Fisica Sanitaria dell’Ospedale. E’ stata calcolata, quindi, la percentuale delle risposte ottenute nei vari items dai soggetti divisi in categorie corrispondenti alle seguenti variabili indipendenti: sesso, età (19/48, 49/68, 69…), numero dei ricoverati 2/-2) per i pazienti; sesso, età (30/40, 41/51, 51/60), professione (medici, infermieri, ausi­liari), anzianità di servizio (-1- 10/a-10/a) per il personale. Il test usato per la verifica dei dati è stato il Chi quadrato (x2) con il livello di significatività (p) prescelto minore o uguale a 0,05.

ANALISI DEI  DATI

  1.  Pazienti

Un primo dato che emerge è che i pazienti non sembrano avere coscienza della natura della loro malattia.

Alla domanda: « Perché si trova in ospedale questa volta? », sol­tanto 5 soggetti su 52 hanno usato la parola « tumore » o « carcinoma » per spiegare i motivi del ricovero. Spesso le risposte sono concentrate sul dolore avvertito oppure sull’operazione chirurgica subita. In tal modo è più facile credere a una forma meno grave di malattia, così che non possa pregiudicare la possibilità di guarigione e la ripresa delle attività svolte precedentemente. Ed è forse per questo che, pur mostrandosi timorosi per un eventuale trattamento doloroso, ciò che più preoccupa i pazienti è la lontananza dalla famiglia e dal lavoro, nonostante pensino che questa non duri a lungo.

  • Ha certezze riguardo alla sua malattia e alla sua guarigione?
  f 0/0
Si 32 61,54
No 19 36,54
NR 1 1,92
Tot. 52 100

 

  • Crede di poter riprendere di nuovo tutte le sue attività?
  f 0/0
Si 35 67,31
No 16 30,77
NR 1 1,92
Tot. 52 100

 

  • E’ preoccupato per la sua assenza dal lavoro e dalla famiglia?
  f 0/0
Si 45 86,54
No 6 11,54
NR 1 1,92
Tot. 52 100

Un secondo dato che si riferisce al rapporto stabilito tra il per­sonale ed i pazienti. I ricoverati sentono di essere trattati bene sia dai medici che dagli infermieri. Entrambi le figure professionali, tut­tavia, tendono a non parlare della malattia col paziente, nonostante quest’ultimo manifesti tale desiderio. In tal modo la visita medica è vissuta con imbarazzo: parlare del malato al suo cospetto e non per­mettergli di capire significa, infatti, oggettivizzarlo.

Per quanto concerne il comportamento assunto specificatamente dai medici, i dati dimostrano generalmente che i malati vorrebbero saperne di più sulle cure, sui farmaci, sulle analisi cliniche ma spesso non vengono informati se non su specifica richiesta. I parenti, al con­trario, trovano i medici disponibili ad informarli sullo stato di salute del familiare ricoverato.

I malati, inoltre, vorrebbero parlare con i medici dei propri pro­blemi personali, ma credono di non essere ascoltati volentieri. E’ com­prensibile, perciò, che i pazienti vogliano nell’ospedale delle persone disposte ad ascoltare i loro problemi.

— Nel reparto sono tutti gentili con me.

  f 0/0
Vero 48 92,31
Falso 4 7,69
NR 0 0
Tot. 52 100
  • Gli infermieri spesso assumono un atteggiamento amichevole con i malati.
  f 0/0
Vero 47 90,38
Falso 5 9,62
NR 0 0
Tot. 52 100
  • Vorrei sapere di più sulle cure, sui farmaci, sulle analisi, il risul­tato di queste, ma i medici non mi informano mai.
  f 0/0
Vero 38 65,38
Falso 18 34,61
NR 0 0
Tot. 52 100

 

  • Durante la visita medica mi sento in imbarazzo perché i medici ed infermieri parlano tra loro senza farmi capire niente.
  f 0/0
Vero 28 53,85
Falso 24 46,15
NR 0 0
Tot. 52 100
  • Quando i miei familiari vorrebbero informarsi sul mio stato di salute quasi mai trovano i medici disponibili.
  f 0/0
Vero 16 30,77
Falso 34 65,38
NR 2 3,85
Tot. 52 100

 

  • In presenza dei medici spesso parlo dei miei problemi personali e loro mi ascoltano volentieri.
  f 0/0
Vero 23 44,23
Falso 27 51,92
NR 2 3,85
Tot. 52 100
  • Nell’ospedale ci vorrebbero delle persone disposte ad ascoltare e a discutere i problemi dei pazienti.
  f 0/0
Vero 44 84,62
Falso 8 15,38
NR 0 0
Tot. 52 100
  • Chiedendo ai pazienti con chi volessero parlare sono state ottenute le risposte elencate nella Tabella I, dalla quale si nota che:

Tabella I.

      Fasce         d’eta

19/48aa      49/68aa

69…aa      I Num.

2 / +2

ricoveri

—2

      F % F % F % F % F–%
Medico 20 38,46 7 53,85 7 25,93 6 50 9 37,5 11 39,29
Psicologo 4 7,69 2 15,38 2 7,41 0 0 3 12,5 1 3,57
Caposala 0 0 0 0 » 0 0 0 0 0 0 0
Infermiere 2 3,84 0 0 2 7,41 0 0 0 0 2 7,14
Cappellano 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0
Tutti 17 32,69 2 15,38 10 37,04 5 41,67 5 20,83 12 42,86
Nessuno 3 5,76 1 7,69 1 3,7 1 8,33 3 12,5 0 0
NR 6 11,54 1 7,69 5 18,52 0 0 4 16,67 2 7,14
Totali 52   13   27   12   24   38  

= 10,85, p < 0,05; x2= 9,50, p < 0,05.

  1. la categoria dei medici risulta essere l’interlocutrice prefe­renziale;
  2. con l’aumentare dell’età aumenta il numero dei soggetti che vogliono parlare con « tutti »;
  3. con il diminuire dell’età aumenta il numero dei soggetti che vuole parlare con lo psicologo;
  4. con l’aumentare del numero dei ricoveri cresce il bisogno di parlare con una « figura specifica »: il medico, principalmente, o lo psicologo e diminuisce il bisogno di parlare con « tutti ».

Voler parlare con il medico dei propri problemi personali vuol dire poter avere occasione di parlare della malattia fisica, sulla quale,, evidentemente, si vuole sapere di più e si cerca rassicurazione.

Il voler parlare con « tutti » è l’espressione di poter parlare con qualcuno in generale, qualcuno non ben identificato; pochi, infatti, esprimono l’esigenza di parlare con lo psicologo. Questo sia perché è sempre mancato uno specifico referente per poter parlare dei propri problemi quale è, appunto, lo psicologo, sia perché questa figura pro­fessionale, essendo poco presente negli ospedali, è rimasta sconosciuta. In realtà la maggior parte degli intervistati non conosce la figura dello psicologo, anche perché sono soprattutto anziani: su 52 intervistati 39 sono compresi nelle fascie di età 49-68 anni e 68 anni in poi.

I giovani sono gli unici ad aver risposto di voler parlare specifi­catamente con lo psicologo oltre che con il medico. Anche la nostra esperienza nel Reparto ha confermato l’esistenza tra’ i pazienti di un forte bisogno di verbalizzare le proprie preoccupazioni, bisogno che è stato possibile soddisfare per il periodo di tempo in cui noi siamo stati presenti.

Un terzo dato che emerge è la manca nza, in generale, di indicazioni che possano far supporre momenti di depressione vissuti dai pazienti nel corso della giornata ospedaliera, ad eccezione del dato derivante dalla domanda in cui si chiedeva al paziente se si sentisse meglio di sera piuttosto che il mattino:

f                            %

No 39  75
Un po’ 4     7,69
Abbastanza 5     9,62
Molto 4     7,69

La sera nel Reparto c’è più calma e il soggetto ha il tempo per pensare ai suoi problemi, per questo sta peggio rispetto al mattino, quando è distratto da molte cose.

Da un’analisi delle differenze fra i vari gruppi di età emerge, tut­tavia, che i soggetti appartenenti alla fascia di età 49/68 hanno mani­festato segni di depressione rispondendo con più frequenza « abbastan­za » e « molto » alle seguenti domande:

      a) Mi sembra che le decisioni che ho preso in passato siano quasi tutte sbagliate.

Età No % Un pò % abbastanza % Molto %
19-48 7 53,8% 6 46,1% 0   0 13
49-68 19 70,4% 4 14,8% 3 11,1% 1 27
69.. 4 33,3% 7 52,3% 51 8,3% 0 12

X= 10,13, P < 0,05.

b) vorrei dormire sempre.

Età No % Un pò % abbastanza % Molto %
19-48 10 76,9% 3 23,1% 0   0  
49-68 16 59,2% 2 7,4% 3 11,1% 6 22,2%
69.. 7 58,3% 3 2,5% 2 16,6% 0  

X= 10,32 P < 0,05.

  • c) dormo male
Età No % Un pò % abbastanza % Molto %
19-48 1 7,7% 7 53,8% 4 30,7% 4 30,7%
49-68 12 44,4% 3 11,1% 5 18,5% 5 18,5%
69.. 2 16,6% 4 33,3% 5 41,7% 5 41,7%

X= 11,51, P < 0,025.

  • d) Non me la sento di prendermi cura della mia persona.
Età No % Un pò % abbastanza % Molto %
19-48 9 69,2% 1 7,7% 1   0 13
49-68 15 55,6% 6 22,2% 0 07,7% 0 27
69.. 12 100% 0   0   0 12

<

BPersonale

Il personale intervistato presenta un’anzianità media di servizio di 15/16 anni nell’Ospedale e di 8 anni nel Reparto in quanto solo il 20,8% di esso vi ha lavorato sempre.

I dati relativi alla prima serie di domande riguardano le opinioni sulla qualità dei rapporti stabiliti tra colleghi e tra il restante perso­nale. Si osserva, così, che i medici dichiarano di non avere buoni rap­porti tra loro, mentre gli infermieri e gli ausiliari rispondono di aver stabilito rapporti positivi con i colleghi. Conseguentemente i medici pensano che tra loro ci sia rivalità e competizione e non solidarietà e rispetto reciproco.

—  Ritiene di aver stabilito rapporti positivi con i propri colleghi?

  Si % No % NR %
Medici 1 25 3 15 0 0
Infermieri 13 76,5 3 17,6 1 5,9
Ausiliari 3 100 0 0 0 0

—  I medici sono uniti da elevata solidarietà e rispetto reciproco.

  Vero % Falso % NR %
Medici 0 0 4 100 0 0
Infermieri 5 29,4 10 58,8 2 11,8
Medici 0 0 4 100 0 0

—  Non esiste rivalità o competizione tra medici che lavorano in uno stesso Ospedale.

  Vero % Falso % NR %
Medici 0 0 4 100 0 0
Infermieri 2 11,8 14 82,3 1 5,9
Ausiliari 0 0 3 100 0 0
  • Il personale paramedico è unito da elevata solidarietà e rispetto
  Vero % Falso % NR %
Medici 2 50 2 50 0 0
Infermieri 4 23,5 11 64,7 2 11,8
Ausiliari            

I rapporti stabiliti col restante personale sono ritenuti positivi sia dai medici che dai paramedici. Il personale ritiene che il reparto funzioni bene perché c’è collaborazione, nonostante gli infermieri pen­sino che a volte tra loro e i medici manchi il rispetto delle recipro­che esigenze.

  • Ritiene di aver stabilito rapporti positivi col restante personale che lavora nello stesso reparto?
  Si % No % NR %
Medici 4 100 0 0 0 0
Infermieri 14 82,3 1 5,9 2 11,8
Ausiliari 3 100 0 0 0 0
  • Il reparto funziona bene perché c’è collaborazione tra personale medico e paramedico.

Vero       %         Falso         %       NR        %

Medici 3 75 1 25 0 0
Infermieri 11 64,7 5 29,4 1 5,9
Ausiliari 3 100 0 0 0 0
  • Il personale paramedico dovrebbe rispettare di più le esigenze dei medici.
  Si % No % NR %
Medici 1 25 3 75 0 0
Infermieri 10 58,8 1 6 35,3 1
Ausiliari 1 33,3 1 33,3 1 33,3
  •   I medici spesso non considerano le esigenze dei paramedici.
  Si % No % NR %
Medici 1 25 3 75 0 0
Infermieri 12 70,6 3 17,6 2 11,8
Ausiliari 3 100 0 0 0 0

I dati che seguono riguardano le opinioni sulla importanza e il prestigio dei diversi ruoli professionali. Si é visto, così, che i medici ritengono il loro ruolo il più importante nel reparto, di godere unnotevole prestigio presso i pazienti e di perderlo tra i paramedici; secondo loro diventare medici oggi non conferisce un grosso prestigio sociale. Gli infermieri ritengono, invece, che: il ruolo più importante nel reparto é svolto dai paramedici, nonostante i medici abbiano un notevole prestigio sia presso i malati che presso il personale paramedico e nella società in generale; il loro ruolo, però, é divenuto più importante che nel passato. Gli ausiliari, infine, ritengono il ruolo paramedico il più importante nel reparto, di avere prestigio presso i malati e credono, invece, che il medico lo stia perdendo sia presso loro che nella società.

  • Nel reparto, il ruolo più importante lo assolve il medico.
  Vero % Falso % NR %
Medici 3 75 1 25 0 0
Infermieri 5 29,4 10 58,8 2 11,8
Ausiliari 2 66,7 1 33,3 0 0
  • Per il paziente il medico ha sempre un notevole prestigio.
  Vero % Falso % NR %
Medici 4 100 0 0 0 0
Infermieri 14 82,2 2 11,8 1 6
Ausiliairi 3 100 0 0 0 0
  •  Il prestigio del medico diminuisce presso il personale paramedico.
  Vero % Falso % NR %
Medici 2 50 1 25 1 25
Infermieri 3 17,6 12 70,6 2 11,8
Ausiliari 2 66,7 1 33,3 0 0
  • Diventare medici, oggi, vuol dire acquisire un grosso prestigio
  Vero % Falso % NR %
Medici 1 25 2 50 1 25
Infermieri 12 70,6 4 23,5 1 5,9
Ausiliari 1 33,3 2 66,7 0 0
  • Il ruolo del personale paramedico é quello più importante nel reparto.
  Vero % Falso % NR %
Medici 1 25 3 75 0 0
Infermieri 11 64,7 4 23,5 2 11,8
Ausiliari 2 66,7 1 33,3 0 0
  • Il ruolo dei paramedici ospedalieri, attualmente, é considerato più importante che nel passato.
  Vero % Falso % NR %
Medici 3 75 1 25 0 0
Infermieri 10 58,8 6 35,2 1 6
Ausiliari 1 33,3 2 66,7 0 0
  •  I paramedici hanno un notevole prestigio presso i malati.
  Vero % Falso % NR %
Medici 2 50 2 50 0 0
Infermieri 9 52,9 6 35,2 2 11,9
Ausiliari 3 100        

Gli ausiliari e gli infermieri, infine, ritengono che lavorare in ospedale sia spesso frustrante, d’altra parte risulta essere gratificante perchè contribuisce alla conoscenza di gravi malattie. Secondo loro i più gratificati sono i medici, in quanto il lavoro nell’ospedale dà loro la possibilità di affermarsi professionalmente. I medici, invece, sembrano avere idee meno positive riguardo alle gratificazioni che possono derivare loro dal lavoro in ospedale, soprattutto, rispetto alla possibilitàdi carriera.

  •  Lavorare in ospedale costituisce una realtà complessa tanto da risultare, spesso, frustrante.
  Vero % Falso % NR %
Medici 2 50 2 50 0 0
Infermieri 12 70,6 4 23,5 1 6,9
Ausiliari 3 100 0 0 0 0
  •  Lavorare in ospedale é gratificante perchè dà la possibilità di contribuire alla conoscenza di gravi malattie.
  Vero % Falso % NR %
Medici 2 50 2 50 0 0
Infermieri 12 76,4 2 11,8 2 11,8
Ausiliari 2 66,7 1 33,3 0 0
  • Per un medico é importante lavorare in ospedale perchè ha la possibilità di affermarsi professionalmente.
  Vero % Falso % NR %
Medici 1 25 3 75 0 0
Infermieri 14 82,3 0 0 3 17,7
Ausiliari 3 100 0 0 0 0

Il personale medico ed infermieristico pur ritenendo importante un rapporto con il paziente basato sulla gentilezza e disponibilità formale sembra che non riesca ad instaurarlo fino in fondo, attraverso la partecipazione ed il calore umano, e che sia sempre pronto a ritirarsi dietro la convinzione che l’unica esigenza e l’unico diritto del malato riguardino la guarigione fisica. A questo proposito va notato che circa la metà degli intervistati sostiene che lamentandosi del trattamento e delle cure i pazienti dimostrano ingratitudine per ciò che si fa per loro.

Quindi, se da un lato il ricevere una prestazione professionale efficiente viene considerato un diritto del malato, dall’altro tale efficienza é vista come un qualcosa di ” elargito ” di cui bisogna essere grati. Ciò può essere comprensibile se si tiene conto della difficoltà oggettiva del prendersi cura di molti malati, ognuno dei quali ha la propria personalità ed i propri bisogni specifici.

  •   Il comportamento del personale ospedaliero deve essere corretto con i pazienti.

Vero       %       Falso     %         NR       %

23      95,83         0          4         1         4,17

  • Sono sempre pronto a rispondere alle domande che pongono i pazienti.

Vero       %       Falso     %         NR       %

19     79,17        3       12,5              2         8,33

  • Il cattivo comportamento del personale ospedaliero dipende sempre dalle esigenze esagerate dei pazienti.

Vero      %       Falso     %         NR       %

2         8,33      21       87,5           1       4,17

  • Lo stato emotivo del personale ospedaliero non influisce sul comportamento assunto con i pazienti.

Vero       %       Falso     %         NR       %

12         50         9         37,5           2       12,5

  • L’unica esigenza del ricoverato é la guarigione fisica.

Vero       %       Falso     %         NR       %

16     66,67         7       29,17       1       4,17

  •  Il ricoverato ha il solo diritto di ricevere una assistenza medica.

Vero       %       Falso      %       NR        %

13      54,17      10        41,67         1       4,17

  • Lamentandosi del trattamento e delle cure i pazienti dimostrano ingratitudine per ciò che si fa per loro.

Vero       %       Falso     %         NR       %

11          45,83      12        50          1       4,17

Una tendenza d’opinione diversa é stata mostrata dagli ausiliari, che sembrano convinti non solo della necessità per il paziente di un rapporto che vada al di là della semplice prestazione medica, ma anche del diritto dei malati di esigerla senza per questo sentirsi ingrati.

  • L’unica esigenza del ricoverato é a guarigione fisica.
  Vero % Falso % NR %
Medici 2 50 2 50 0 0
Infermieri 13 76,5 3 17,6 1 5,9
Ausiliari 1 33,3 2 66,7 0 0
  • Il ricoverato ha il solo diritto di ricevere una assistenza medica.
  Vero % Falso % NR %
Medici 3 75 1 25 0 0
Infermieri 10 58,8 6 35,2 1 5,9
Ausiliari 0 0 3 100 0 0
  • Lamentandosi del trattamento e delle cure i pazienti dimostrano ingratitudine per ciò che si fa per loro.
  Vero % Falso % NR %
Medici 2 50 1 50 0 0
Infermieri 8 47,1 8 47,1 1 5,9
Ausiliari 0 0 2 66,7 1 33,3

La situazione lavorativa provoca dei sentimenti che, di volta in volta, possono influire sul comportamento. Generalmente, il personale intervistato ha espresso di sentirsi a proprio agio, abbastanza sicuro e soddisfatto. Tra i diversi gruppi considerati, però, si sono rilevate delle differenze. In particolare, i medici hanno espresso di sentirsi meno calmi e gli infermieri più ” afflitti da qualcosa ” rispetto agli altri gruppi professionali. Gli operatori con minore anzianità di servizio hanno espresso di sentirsi più sicuri del ” fatto loro ” e meno tesi.

I giovani hanno espresso di sentirsi più calmi. Un discorso a parte va fatto per i lavoratori appartenenti alla fascia d’età più elevata: essi si distinguono dagli altri per sentirsi più soddisfatti e più a loro agio, ma contemporaneamente aumentano in loro le preoccupazioni vaghe e le inquietezze e diminuisce il loro senso di sicurezza. Una simile contraddizione non é facile da spiegare: probabilmente a determinare questo tipo di risposte hanno concorso più fattori (problematiche legate all’età più avanzata che possono acuirsi lavorando a contatto con pazienti così particolari).

  • Mi sento calmo.
  Vero % Falso % NR %
Medici 2 50 1 50 0 0
Infermieri 8 47,1 8 47,1 1 5,9
Ausiliari 0 0 0 0 0 0

x2= 11,20, p < 0,025.

  • Sono afflitto da qualcosa.
  No % Un po’ % Abbast. % Molto % NR %
Medici 1 25 1 25 1 25 1 25 0 0
Infermieri 11 64,7 0 0 1 5,9 2 11,8 3 17,6
Ausiliari 1 33,3 1 33,3 1 33,3 0 0 0 0
  • Mi sento sicuro del fatto mio.
Anni di servizio No. %. Un pò % abbastanza %. Molto % NR %
Meno di 10a.. 2 25% 0 0% 2 25% 2 25% 2 25%
Più di 10a.. 0 0% 1 6,2% 12 75% 3 18,7% 0 0%

= 10,89, p < 0,05.

  • Mi sento teso.
Anni di servizio No. %. Un pò % abbastanza %. Molto % NR %
Meno di 10a.. 1 12,5% 1 12,5% 2 25% 0 0 2 12,5%
Più di 10a.. 7 43,8% 6 37,5% 0 0% 0 12,5% 1 6,2%

X2= 9,83, p < 0,05.

  • Mi sento teso.
Età No % Un pò % abbastanza % Molto % NR %
30-40a. 0 0 0 0 5 83,4% 1 16,6% 0 0%
41-51a. 0 0% 5 38,5% 5 38,5% 2 15,4% 1 7,7%
51-60a. 1 20% 0 0 3 60 1 20 0 0

x2 = 10,49 p < 0,05

  •  Mi sento soddisfatto.
Età No % Un pò % abbastanza % Molto % NR %
30-40a. 0 0 0 0 5 83,4 0 0 1 16,6
41-51a. 1 7,7% 1 7,7% 9 69,2% 0 0% 2 15,4%
51-60a. 0 0% 0 0 3/span> 60 2 40 0 0

x2 = 9,81, p < 0,05

  • Mi sento a mio agio.
Età No % Un pò % abbastanza % Molto % NR %
30-40a. 0 0 0 0 5 83,4 0 0 1 16,6
41-51a. 1 7,7% 1 7,7% 9 69,2% 0 0% 2 15,4%
51-60a. 0 0% 0 0 3/span> 60 2 40 0 0

x2 = 10,31 p < 0,05

  • Ho paura delle cose brutte che mi possono succedere.
Età No % Un pò % abbastanza % Molto % NR %
30-40a. 2 33,4 2 033,4 1 16,6% 0 0 1 16,6
41-51a. 7 53,8% 2 715,4% 0 0% 2 15,4% 2 15,4%
51-60a. 1 20% 0 0 1 20 3 60% 0 0

x2 = 11,28, p < 0,025

  • Mi sento inquieto.
Età No % Un pò % abbastanza % Molto % NR %
30-40a. 3 50 2 33,4 0 0 0 0 1 16,6
41-51a. 3 23,1% 8 61,5% 0 0% 0 0% 2 15,4%
51-60a. 80 0% 0 1 20 0 0 0 0 0

x2 = 10,95, p < 0,05

  • Mi sento sicuro.
Età No % Un pò % abbastanza % Molto % NR %
30-40a. 0 0 0 0 6 100 0 30,6 0 0
41-51a. 0 0% 1 7,7% 7 53,8% 4 30,8% 1 7,7%
51-60a. 1 20% 0 0 4 80 0 0 0 0

x2 = 10,19, p < 0,05

Conclusioni

Al fine di rendere l’ospedalizzazione dei malati oncologici più “umana”, l’intento principale di questa ricerca é quello di individuare le loro particolari esigenze. Per questo motivo era molto importante conoscere il punto di vista degli operatori sanitari che lavorano con essi. I dati derivanti dai soggetti intervistati hanno evidenziato dei fattori degni di considerazione.

I pazienti hanno affermato di portare in Ospedale non solo la preoccupazione per la propria malattia, ma anche quella per tutto ciò che sono costretti a lasciare fuori: la famiglia, la casa, il lavoro e problemi personali in genere. Pressante, infatti, é risultato essere il bisogno di parlare dei propri problemi, di trovare all’interno dell’Ospedale delle persone disposte a discuterne e ad ascoltarli. Essi hanno espresso l’esigenza di voler parlare soprattutto con il medico e dal medico vorrebbero essere più informati sulle cure, sui farmaci, le analisi cliniche. E’ per questo che la visita medica viene percepita come ” passivizzante “: la maggior parte dei malati ha dichiarato di viverla con imbarazzo a causa dell’atteggiamento assunto dai medici e dagli infermieri. Tuttavia, in generale, dichiarano che in Reparto tutti sono gentili con loro. I soggetti che più risentono di questa situazione sono quelli compresi tra i 49 e i 68 anni, e, pertanto, mostrano più segni di vissuti depressivi nel corso della giornata ospedaliera.

I pazienti esprimono prima di tutto il bisogno di “rapporto” soprattutto con il medico.

I medici e gli infermieri ritengono che l’unico diritto del ricoverato sia quello di ricevere un’assistenza medica adeguata e che l’unica esigenza dela malato sia la guarigione fisica. Con ciò essi dimostrano di considerare la ” persona ” del paziente come la sua “malattia”, per essa mostrano molta considerazione e i medici sono sempre disposti a parlarne con i parenti: i pazienti ritengono infatti che i loro parenti trovino i medici sempre disponibili ad informarli sul loro stato di salute.

Il medico, d’altro canto, curando la malattia del paziente e parlandone ai parenti, può esprimere un disagio personale, derivatogli dalla non elaborazione e accettazione della propria morte. Il non parlare della malattia al malato di tumore, vuol dire evitare che il malato possa intuire la gravità del proprio stato di salute e, quindi la possibilità di discutere l’inevitabilità dell’esito infausto.

L’analisi degli stati emotivi provocati dalla situazione lavorativa, non a caso, ha rilevato che proprio i medici esprimono di non sentirsi calmi ma afflitti da qualcosa a differenza del restante personale che lavora nel reparto. La categoria medica é risultata, comunque, la più conflittuale. Essi, infatti, pur ritenendo di svolgere il ruolo più importante nel Reparto e di avere un notevole prestigio presso i malati, dichiarano di ritenere frustrante il lavoro in Ospedale e di non avere stabilito buoni rapporti con i colleghi.

E’ vero che i pazienti sentono il bisogno di stabilire rapporti più umani con i medici; é anche vero, però, che questi ultimi sono portatori di maggiori problemi rispetto al restante personale. Considerare, quindi, da parte loro il paziente principalmente attraverso la sua malattia può rappresentare il modo con cui i medici sono più capaci di esteriorizzare il rispetto che hanno per il malato; ma sta anche a significare che essi tentano di conservare almeno la gratificazione che in genere deriva dall’avere ben lavorato.

Riassunto: Ricerca empirica sul malato oncologico.

La ricerca si propone di verificare l’esistenza di bisogni umani in un campione di 52 pazienti oncologici ospedalizzati. A tale scopo vengono analizzati anche gli atteggiamenti e le opinioni del personale (24 operatori ospedalieri tra medici, infermieri ed ausiliari) che vi lavora a contatto. Ai pazienti ed al personale viene somministrato un questionario. L’analisi dei dati raccolti consente di rilevare come i pazienti esprimano il bisogno di stabilire rapporti umani soprattutto con i medici e come questi ultimi tendano a mediare tali rapporti attraverso la quasi esclusiva considerazione per la malattia fisica.

Summary: Empirical Investigations in Oncological Patients.

The purpose of this research was to ascertain the existence of human needs in a series of 52 hospitalized oncological patients. The attitudes and opinions of the 24 members of staff doctors, nurses and attendants working in contact with them were analyzed. Staff and patients were given a questionnaire to answer. Analysis of the data collected demonstrated not only the patients’ need to establish human relations particularly with doctors but also how medicalstaff tend to mediate these relations through an almost exclusive consideration of the physical illness.

PAROLE CHIAVE:

Bisogni umani; Malato oncologico; Ospedalizzazione.

BIBLIOGRAFIA

  1. Biondi M, Grassi L. Psicosomatica del cancro. Med Psicosom 1984: 3; 365-6.
  2. Kubler-Ross E. La Morte e il Morire. Perugia. Cittadella Editrice. 1984.
  3. Maguire GP. The Psychological Effects of Cancers and their Treatments.Tiffany B. London. Allen & Unwin. 1981.
  4. Mc Intosh G. Patients’ awareness and desire for information about undisclosed malignant disease. Lancet 1976: 1435; 350-61.
  5. Meyers ME. The effects of types of communication on patients’ reactions to stress.Nursing Res 1964: (2); 126-31.
  6. Ricci-Bitti PE. Formazione del personale sanitario ed intervento sugli aspetti psicologi dell’organizzazione ospedaliera. In: Psicologia e Ospedale Generale. Cesa-Bianchi M. Ed. Angeli. Milano 1979.
  7. Robin M, Matteo D. A social-psychological analysis of the art of medicine. J Soc Issues 1979: 35 (1); 12.
  8. Wilson-Barnett J. Stress, Malattia, Ospedale. Roma, Il Pensiero Scientifico, 1981.

Se hai trovato interessante questo articolo, puoi leggere anche: Esperienza in un Reparto Oncologico ospedaliero del centro-sud per malati terminali.

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